Normale amministrazione

CAPITOLO 1



Ufficio di H
(zona relax)


Una giornata come tutte le altre. H, così preferiva farsi chiamare dai suoi clienti, se ne stava stravaccato dietro la sua scrivania. Stava accartocciando un foglio di carta dietro l’altro, osservando fisso il cestino addossato al muro dall’altra parte dell’ufficio. Lanciò una pallina: cilecca. Osservò incurante i vari colpi falliti nelle vicinanze del suo obiettivo, si voltò verso la scrivania, prese un trancio di pizza e si mise a fissare il soffitto.
Alla noia che c’era lì dentro si poteva stringere la mano.
Era da un bel po’ di tempo che non aveva clienti, ma non si poteva lamentare visti i “servizi” che offriva. Servizi di cui, visto l’onorario, pochi a Londra potevano usufruire.
Quando ormai era arrivato a pentirsi di essersi messo in proprio, H sentì bussare alla porta dell’ufficio. Quel suono fu più efficace di molti ricostituenti messi insieme. Si sedette dritto sulla sedia, chiuse il cartone della pizza e disse con fare cerimonioso: “Chi è? Farsi riconoscere.”. Aveva ideato quello stratagemma per liberarsi di possibili scocciatori. L’altro per tutta risposta fece passare sotto lo stipite della porta cento bigliettoni. H si alzò, prese il “riconoscimento” e controllandolo si risedette dietro la scrivania: “Avanti.”.
Entrò un tizio vestito elegantemente, il classico lord inglese. Sulla mezz’età, con capelli e baffi pettinati alla perfezione. Appena entrato diede una brutta occhiata al cestino con le palline intorno e alzò leggermente il labbro superiore in senso di disprezzo. Tutti così erano quei vecchi snob ricconi sfondati appartenenti ormai ad una classe nobiliare decaduta. Ad H non piaceva proprio, come del resto tutti i suoi clienti. L’unica cosa che gli importava era che lo avrebbe pagato profumatamente.
Lo fece accomodare su una poltroncina davanti alla scrivania ed egli si sedette con fare circospetto e si presentò. La classica frase che, a sentire H, sapeva di cotto e stracotto: “Sono il Barone Lucius Leichester, molto piacere.”. “Io invece mi chiamo H, ma lei può tranquillamente chiamarmi Nessuno…”. Il tizio lo guardò con aria interrogativa: “Perché Nessuno?”. H rispose con un ghigno: “Mi pare ovvio, perché… Nessuno è perfetto! Ma adesso parliamo di lavoro. Mi dica perché vuole ingaggiarmi.”.
Il barone si fece immediatamente serio. “E’ da circa un mese che un individuo di cui non conosco l’identità manda lettere minatorie a me e alla mia famiglia. Inizialmente non ci ho dato molto peso, ma ora è passato dalle parole ai fatti. Aveva chiesto dieci milioni di sterline per lasciarci in pace. Io non gli ho dato nulla, ovviamente, ma trascorso il termine ultimo ha cominciato a passare dalle minacce ai fatti. La mia auto è esplosa, fortunatamente senza nessuno a bordo, e un incendio doloso ha distrutto un’ala del mio castello; sono veramente sconvolto. Se non pago entro una settimana la cifra richiesta, rapirà mia figlia! Non so che fare, mi sento inerme e per questo mi sono rivolto a lei. Non mi fido della polizia, la cosa diverrebbe pubblica e getterebbe fango sull’onore della mia famiglia. Spero di poter confidare sulla sua discrezione.”
H aveva ascoltato in silenzio. “Beh, effettivamente sono il migliore sulla piazza.”… non che ce ne fossero tanti come lui a dirla tutta! Riprese subito: “Ma cosa vuole che faccia di preciso?”. Il barone rabbuiato in volto e con voce ferma e decisa rispose: “Voglio che lei trovi quel bastardo e che lo uccida.”. H non riuscì a mascherare il sorrisetto che gli si dipinse in faccia: evviva la diplomazia dei lord inglesi! “Riceverà tutti i dettagli inerenti al caso domani mattina. Voglio che si metta subito all’opera. Verrà ricompensato come merita, si fidi.”.
Soldi. Ecco l’argomento che H preferiva. Farsi comandare un po’ meno: “Ehi ehi, amico, vacci piano. Non osare più impartirmi ordini in questa maniera! Comunque accetto il lavoro. In settimana le sarà recapitato il preventivo sul mio onorario.”. Lucius rimase un po’ scioccato, poi si alzò e strinse la mano ad H. Non vedeva l’ora di andarsene. Gli diede infine un biglietto da visita e aperta la porta se ne andò.
Congedato il barone, H tornò a sedersi. Prese un altro trancio di pizza e se lo mise in bocca, poi aprì un cassetto della scrivania e ne estrasse la sua Beretta Px4. La caricò. Ogniqualvolta riceveva un incarico nuovo si sentiva veramente gasato, tanto quanto il giorno del suo ingresso nei Rangers.



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