Attentato

CAPITOLO 4



Castello dei Leichester


Non appena il bus arrivò, H salì tranquillamente con Jack sulle spalle. L’autista gli lanciò uno sguardo annoiato e tornò a fissare la strada oltre il parabrezza. “Perfetto,” pensò H “nessuna domanda. Stimo questo genere di persone.”. Quando l’autobus arrivò al parcheggio, H scese ed entrò nella DB9. Fece sdraiare Jack, ancora svenuto, nel sedile dietro, e messa in moto l’auto si avviò verso la sede della polizia di Londra: Scotland Yard, a Westminster.
Erano trascorsi una decina di minuti ed erano quasi di fronte all’edificio quando gli squillò il telefono: era Cheryl. “Che vuoi?”. “Ciao H, anch’io sono felice di sentirti! Lasciamo perdere… comunque ho trovato qualcosa di grosso. Il nostro amico Leichester è invischiato in un gran bel casino a quanto sembra. Navigando in Internet ho trovato alcuni blog strapieni di accuse a suo carico. Pare che sia accusato da più persone in più zone del mondo di testare nuovi medicinali su cavie umane: bambini provenienti da orfanotrofi. La famiglia Leichester adotta questi ragazzini, accrescendo così il suo buon nome e alla fine Lucius testa i nuovi farmaci su di loro. L’attendibilità di ciò che ti ho riferito è mediocre trattandosi di semplici blog, però se tutto ciò fosse vero sarebbe lo scandalo del secolo…”. Cheryl fece una breve pausa. “Ho davanti a me la pagina forse più spudorata di tutte che riporta i particolari dei test effettuati… ho fatto una faticaccia ad entrare, ti costerà molto caro… comunque se può interessarti l’autore è un certo Jack, che sembra aver lavorato…”. Non appena H sentì il nome ‘Jack’ si illuminò di colpo. “Ferma Cheryl. Lascia perdere il discorso delle aziende legate al nome Leichester e cerca informazioni su tutte le persone che hanno mosso denunce contro di loro, controlla i testimoni, che fine hanno fatto e i processi tutt’ora aperti che li riguardano. Io intanto sto seguendo una pista.”. “Agli ordini, capo. La cifra che mi devi però sarà radd…”. H chiuse la chiamata.
Parcheggiata l’auto, si voltò e svegliò bruscamente il passeggero che si portava appresso. “Ok, ti credo sul conto di Leichester, voglio aiutarti, ma agiremo a modo mio ok?”. Jack era ancora leggermente stordito, ma comprese quello che H voleva dirgli ed annuì. “Bene, ti spiego quello che farò adesso. Andrò a parlare con Lucius riguardo al lavoro che dovrei svolgere, tu nel frattempo resta nascosto in macchina. Esci dall’auto e scappa se le cose dovessero andare storte… ma ne dubito.”.
Il maniero dei Leichester era fuori città e gli ci volle un po’ per arrivare. Stava calando la sera. H uscì dall’auto con la pistola, carica, in tasca. Si avvicinò alla cancellata dell’ingresso e suonò il campanello. Gli rispose una voce metallica e lui si presentò : “Sono H, devo parlare con Mr. Lucius.”. Poi ritornò in macchina e pochi minuti dopo si aprirono i cancelli. Percorso un lungo viale, arrivò al castello. Scese e si avviò verso l’imponente portone d’entrata. Un maggiordomo lo accolse e lo fece accomodare all’interno di un salottino, dicendo: “Il signor Leichester sarà da voi a momenti. Fintanto che aspetta, può stare qui.”. La solita pappardella. Dopo un tempo che a H sembrò lunghissimo, si alzò in piedi per sgranchirsi e cominciò a camminare per la stanza guardandosi intorno: su un antico orologio a pendolo vide che erano passati solamente due minuti da quando il maggiordomo se n’era andato. Dopo venticinque minuti trascorsi a vagabondare per quella maledetta stanza, si fermò vicino a una grande scrivania fatta di una qualche varietà di legno pregiatissimo e costosissimo. Tirò fuori la pistola dalla tasca e si mise a controllarla con fare annoiato. Avrebbe voluto uccidere Leichester solamente per averlo fatto attendere così a lungo, ma intanto l’unica cosa che poteva veramente ammazzare era solamente il tempo. Per errore, H fece cadere il caricatore della Px4 a terra. Si chinò per raccoglierlo, ma nell’atto gettò per caso lo sguardo sotto la scrivania. Una piccola, minuscola, quasi impercettibile luce rossa stava lampeggiando. E le luci rosse lampeggianti non promettono niente di buono. H lo sapeva bene e tentò di illuminare meglio la zona da cui proveniva quel bagliore intermittente con il cellulare. C-4 era scritto in grassetto su di un dispositivo. “Cosa diamine ci fa una bomba qui?”. Corse più forte che poté verso la dannata porta da cui era entrato. Vi si scaraventò letteralmente addosso e rotolò giù per la scalinata fino a terra. Corse verso la DB9 per scappare, ma quando arrivò Jack non c’era. Una portiera era stata scassinata e l’interno era devastato, molto probabilmente c’era stata una lotta corpo a corpo e Jack aveva avuto la peggio. H sentì in lontananza il rumore del motore di un’auto, lasciò da parte il dolore nel vedere il suo gioiellino a quattro ruote ridotto in quello stato e cominciò a correre verso quel suono che aveva udito. Dietro un paio di alberi notò un fuoristrada ed il maggiordomo di prima che teneva Jack tra le braccia. Mise il caricatore della Beretta che aveva ancora in mano nella pistola, prese la mira e fece fuoco un paio di volte. Il maggiordomo, colto di sorpresa, non poté far altro che accasciarsi al suolo, mentre una grossa macchia di sangue si allargava sotto di lui. Un secondo uomo scese dal fuoristrada, ma non ebbe nemmeno il tempo di puntare la sua arma contro H che un’ altro dei suoi proiettili lo colpì in fronte. Eliminati i due ostacoli, H si avvicinò a Jack e lo raccolse da terra, per la seconda volta in quella giornata, quindi si diresse rapidamente verso la sua DB9. Lo caricò in auto sul sedile anteriore di fianco al posto del guidatore e salì anche lui a bordo. Avviò il motore e partì a razzo per tornare in città. ‘Perché vado così di fretta… me ne sono dimenticato…’. Proprio in quel momento un enorme boato rimbombò nell’atmosfera, e dopo altri a catena lo seguirono. H frenò e si voltò: il castello dei Leichester era esploso, ad occhio e croce non ne era rimasto in piedi un centimetro quadrato. ‘Giusto, la bomba! Accidenti mi sono perso l’esplosione in tempo reale! Tutta colpa tua Jack!’. La polizia di lì a poco sarebbe giunta per fare un sopralluogo e H non ci teneva a rispondere a tutte le domande che gli avrebbero fatto, sul perché lui fosse lì, sul perché il maniero fosse esploso, sul perché ci fossero due cadaveri nella strada… così, con un ghigno, spinse a fondo ancora di più l’acceleratore, lasciandosi alle spalle un suggestivo sfondo di fiamme e fumo.



scrivendofantastico.blogspot.com

Tutti i diritti riservati (c) 2010 Gian Marco Carlan









Capitolo precedente

|

Capitolo sucessivo

Capitolo 3

|

Capitolo 5

Nessun commento:

Posta un commento