Rivelazioni

CAPITOLO 3





L’auto si avvicinava sempre più velocemente, abbattendo qualsiasi lampione, idrante o vattelappesca che trovasse lungo il suo inesorabile percorso. H avrebbe fatto la stessa fine. Senza pensarci due volte l’ex Ranger saltò di lato e il veicolo gli passo a qualche centimetro di distanza; se si fosse mosso un secondo più tardi i paramedici lo avrebbero raccolto da terra con un cucchiaino. Si voltò per scrutare quel pirata della strada. ‘Pezzo di idiota’ fu la prima cosa che gli venne in mente. Ma ciò non si riferiva tanto al fatto che aveva rischiato di investirlo: il SUV stava per schiantarsi contro un muro! Il conducente tentò di virare ma, perso il controllo, andò a sbattere lateralmente contro un’abitazione. Tutto sommato ci rimise solamente una fiancata, ora si preparava a caricare nuovamente H. Ben conscio che lui era l’obiettivo di quel dannato macchinone e che questa volta schivarlo sarebbe stato veramente arduo, il killer estrasse la Px4 e fece saltare le gomme anteriori del veicolo con due colpi precisissimi. Questo non cedette e continuò la sua inarrestabile marcia. ‘Povero pazzo… sei mio!’. Sparò un colpo sul parabrezza dell’auto diretto contro la fronte del conducente. Il proiettile però rimbalzò via. ‘Cazzo! Vetro antiproiettile… forse l’ho sottovalutato un po’ troppo.’. L’auto intanto, seppur più lenta di prima, continuava ad avanzare. Ormai H poteva contare solo sulla sua ultima carta da giocare. Estrasse da una tasca interna del trench una granata a frammentazione: un souvenir di quando era uscito dai Rangers. Non era nel suo stile usare gli esplosivi, preferiva agire con finezza e con metodi precisi, ma ora non era il caso di andare tanto sul sottile. Tolse la sicura e la lanciò sotto il SUV. Il gesto non scappò all’autista che aprì tempestivamente la portiera e saltò fuori dal condannato veicolo un istante prima che la granata esplodesse. Il tizio s’infilò in un vicoletto laterale, tallonato da H con la pistola in pugno. Da come si muoveva, dava l’impressione di conoscere perfettamente quella zona di Londra. H molto meno. Il tizio inseguito continuava a svoltare rapidamente da una viuzza all’altra. Dopo un quarto d’ora, finalmente imboccò un benedetto vicolo cieco che lo obbligò a fermarsi. Alzò le mani e si inginocchiò a terra. H aveva il fiatone: era dagli addestramenti dei Rangers che non correva più così tanto e il poco allenamento cominciava a farsi sentire. Gli si avvicinò e gli disse, cercando di mantenere la sua solita calma: “Se credi che basti inginocchiarsi davanti a me alzando le mani per venire risparmiati, ti sbagli di grosso bello.”. Gli puntò la pistola sulla testa, ma l’altro disse: “Fermo! Ho informazioni che potrebbero interessarti!”. “D’accordo, parla. Vedi di non sparare cazzate che non ho tempo da perdere… anche perché potrebbero essere le ultime della tua vita.”. L’uomo inginocchiato era visibilmente agitato e disse singhiozzando: “Tu sei stato ingaggiato da Leichester per farmi fuori, vero?”. H annuì, senza mostrarsi minimamente sorpreso delle informazioni in possesso di quel tale e gli rispose: “Bene, è stato più semplice di quanto pensassi trovarti, amico. Quel riccone mi ha detto che gli hai dato fuoco a un pezzo di castello, gli hai fatto esplodere una macchina e l’hai minacciato di rapire sua figlia se non ti avesse pagato dieci milioni di sterline.”. A quelle parole, dapprima increspò le labbra in un sorrisetto, poi cominciò a ridere di brutto. “Proprio come immaginavo. Ti sta prendendo per i fondelli, caro il mio mister H.”. Prese coraggio e si alzò. “Tutti gli incidenti che Leichester ha imputato a me, sono in realtà un’invenzione. Quel bastardo vuole incastrarmi!”. Un’ombra di sorpresa passò sul volto di H. Non succedeva spesso, comunque non accennò ad abbassare la pistola. “Ma tu chi diavolo sei?”. “Non sono tenuto a dire il mio vero nome. Non lo fai nemmeno tu del resto. Tu puoi chiamarmi Jack. Sono un ex-dipendente di una delle tante imprese Leichester. Sono venuto a conoscenza di… alcuni scandali interni all’azienda in cui lavoravo.”.”Che scandali?”. “Non te lo dirò mai bello, neanche a costo della vita. Basta che tu sappia che dopo aver ottenuto le prove sufficienti ho denunciato tutto alle autorità e ora sono uno dei testimoni chiave nel processo contro i Leichester che sta avvenendo in questo periodo. Sicuramente non te ne ha parlato il vecchio Lucius: hanno speso fior di quattrini per insabbiare tutto quei delinquenti! Sono sotto la protezione della polizia, ma non basta. Gli altri testimoni sono morti tutti in circostanze sospette, ma non ci vuole un genio per capire che dietro a tutto ciò ci sono quei lord e i sicari che ingaggiano. Ma quei bastardi fanno sparire anche questi ultimi e con te la musica non cambierà: morirai come tutti gli altri!”. H gli si avvicinò e gli puntò la sua Px4 a fondo sulla tempia sinistra con una velocità indescrivibile. Jack lo guardò fisso negli occhi impaurito. “Non osare mai più rivolgerti a me in questa maniera pivello.”. Dato che l’altro sembrava aver recepito il messaggio lanciatogli, H abbassò la pistola e indietreggiò di un paio di passi. “E se io non ti credessi? Come puoi dimostrare quello che hai detto? Dammi una prova di quello che hai detto e vedrò se lasciarti in vita.”. Jack si rincuorò un po’. Quando il battito cardiaco gli tornò alla normalità disse: “Ti basta andare a controllare in Questura. Sono sotto la loro protezione e se non lo sanno loro…”. H lo colpì con il calcio della Beretta alla testa. “Parli troppo amico, fatti una bella dormita e dammi tregua.”. Se lo caricò sulle spalle e si avviò verso la più vicina stazione dei bus per tornare alla sua amata DB9. Intanto pensava ai Leichester… ‘Chissà in quali scandali saranno coinvolti quei doppiogiochisti… comunque sia non riusciranno ad uccidermi quei maledetti.’.



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